Il suo freddo pianto by Giancarlo De Cataldo

Il suo freddo pianto by Giancarlo De Cataldo

autore:Giancarlo De Cataldo [De Cataldo, Giancarlo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2021-05-03T12:00:00+00:00


XVII.

Giorni d’indagine, giorni che scorrevano veloci. Ma non sempre velocità è sinonimo di efficienza. A volte, anzi, un moto vorticoso si rivela la maschera della perfetta immobilità.

L’ufficio sicurezza del consorzio Raffaello rispose a stretto giro, via mail, alla convocazione in Procura. Il dr Luberti, responsabile del servizio, era consapevole dell’importanza dell’incombente e ansioso di mettersi a disposizione del procuratore Spinori, ma sfortunatamente al momento si trovava impegnato in una missione all’estero. Il rientro in sede era previsto per il successivo giovedí. Era possibile fissare un’altra data?

Manrico fece inoltrare una nuova Pec, spostando la convocazione al venerdí, poi rispolverò i vecchi verbali del caso Veronica. Dai tabulati telefonici dell’epoca risultava che, il giorno dell’omicidio, due dei clienti della vittima si trovavano fuori Roma: il fatto emergeva con chiarezza dalle celle agganciate dai loro portatili. Fra le persone che quel giorno l’avevano contattata, e che avrebbero dunque dovuto essere risentite, residuavano il regista televisivo, il sottosegretario e l’aristocratico torinese che quel giovedí aveva riunione nella capitale.

Manrico li convocò tutti per la settimana successiva come persone informate dei fatti, e telefonò personalmente ai carabinieri territorialmente competenti raccomandando di notificare gli atti non in luogo pubblico e con la massima riservatezza. Orru procurò i nuovi numeri di telefono. Manrico domandò al giudice per le indagini preliminari di intercettarli, e aggiunse alla lista il nome di Sergio Luberti. Il Gip, un collega di quelli preparati e puntuti, pretese spiegazioni.

– È un procedimento contro ignoti, per il momento. Due procedimenti, per la verità.

– Vorresti intercettare persone che non sono né indiziate né indagate.

– Prima di sentirli vorrei sapere se nascondono qualcosa… si tratta di omicidio, in fondo. Magari ne parlano fra loro, commentano, qualcuno potrebbe farsi prendere dal panico…

– Pure il poliziotto?

– Ex. Il collega con cui lavorava è una delle tre vittime.

– Tre vittime?

– Due trans e un sovrintendente.

– Vedo che questo ex poliziotto lavora al consorzio Raffaello. Hai chiesto di intercettare anche il numero interno…

– Voglio essere sincero con te. Stiamo procedendo random. Consideralo un mandato esplorativo.

– Una sola volta, Manrico, e se non trovi niente non azzardarti a chiedere una proroga, – concesse, infine, il collega, severo.

Manrico ringraziò, assicurò che si sarebbe fatto bastare i quindici giorni concessi dalla legge e girò l’incartamento alla Orru, che nel frattempo, durante una delle sue ricerche incrociate, si era imbattuta di nuovo in Ram il cingalese. Compariva in un’inchiesta, poi archiviata, per usura. Manrico tornò dal Gip e chiese e ottenne un nuovo decreto di intercettazione.

Il Panunzio, che ricevette Deborah Cianchetti a bordo ring della palestra dei corpi speciali della Piesse, era un animale di uno e novanta per oltre cento chili, cranio rasato, avambracci poderosi con tatuaggio dei parà e un accenno di barba che cominciava a tendere al grigio. Niente a che vedere con l’omonimo del film di Petri&Pirro, un servile e mellifluo burocrate. Il luogo dell’incontro, piuttosto eccentrico, trasudava il consueto effluvio testosteronico degli aggregati di maschi, al quale andava aggiunto il tocco personale del boxeur – Panunzio – reduce da tre riprese



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